"...che non spunti alcuna radice di amarezza, che vi dia molestia e attraverso la quale molti vengono contaminati". Ebrei 12:15 I due segni con cui anticamente si scriveva in ebraico la parola AMAREZZA, rappresentavano "le acque" e "una testa", e insieme assumevano il significato di "sorgenti", "paludi", alludendo alla sorgente di un fiume che, essendo solo un piccolo ruscello, produce delle pozze stagnanti che ne rendono le acque amare. Quando permettiamo a certe parole o pensieri negativi di diventare un gocciolare lento e continuo nella nostra mente, un piccolo ruscello, è facile che si creino "fosse stagnanti di acque amare", che ben presto scorreranno fino al nostro cuore. Proprio come la radice di una pianta, che è destinata a succhiare il nutrimento e, man mano, si va a ramificare sottoterra, così sarà l'amarezza: si nutrirà delle nostre risorse e delle nostre forze, si ramificherà nel nostro cuore e ci darà molestia. Esattamente, produrrà non solo disagio e fastidio ma, secondo la parola ebraica a cui il greco fa riferimento, anche debolezza, aggravio, dispiacere, stanchezza, turbamento e dolore, nella mente e nel cuore, compromettendo il nostro servizio a Dio! L'unica soluzione, pertanto, è di estirpare la "radice", rifiutando quei pensieri e attingendo dalla Parola di Dio, dalle Sue promesse, facendole scorrere abbondantemente nella nostra mente, così che possano rimuovere ogni fossa stagnante e amara e portare invece "dolcezza" e guarigione. Loredana Antoci Dio ti benedica

Comments