"Così Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'alba.
Quando quest'uomo vide che non lo poteva vincere, gli toccò la cavità dell'anca; e la cavità dell'anca di Giacobbe fu slogata, mentre quello lottava con lui.
E quegli disse: <Lasciami andare…>. Ma Giacobbe disse: <Non ti lascerò andare, se non mi avrai prima benedetto!>". Genesi 32:24-27
In questa occasione Dio cambiò il nome di Giacobbe in "Israele", perché "hai lottato con Dio e con gli uomini, e hai vinto" (v.28).
Il verbo che costituisce questo nome, in ebraico, oltre a "combattere" o "prevalere" può significare anche "perseverare, persistere".
La vittoria di Giacobbe consistette certamente nella sua determinazione a non lasciare andare "quell'uomo", che sappiamo bene da com'è dichiarato nel testo (v.30), si trattava di Dio.
La sua perseveranza nel tenere stretto a sé Dio, nonostante il possibile dolore fisico che gli era stato causato di certo dalla slogatura dell'anca, fece sì che ricevesse la Sua benedizione.
A volte sembra che si debba "lottare" con Dio per ottenere la Sua benedizione - che Lui stesso ha promesso - e in questa lotta si può rimanere anche feriti, quindi addolorati, straziati dentro, quasi al punto d'essere privati di ogni forza e tentati di mollare per la stanchezza.
Ma tu persevera ancora!
Non lasciarlo andare… perché forse, proprio nel momento in cui sei più esausto, Dio ti darà la benedizione tanto attesa, e quell'istante coinciderà con la fine di quella lunga "notte" di buio e con l'inizio di un nuovo giorno, in cui "il sole si leverà sulla tua vita" (v.31).
Loredana Antoci
Dio ti benedica
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